Manganelli di Stato

Roma, 14 dicembre 2010

Corsi e ricorsi di regime
Tout va tres bien Madame la Marquise!

Gli eventi del 14 dicembre 2010 sono la sintesi eloquente del nostro paese, del suo stato di salute.
In questa triste data il governo Berlusconi, dopo estenuanti e costosissime trattative (altre cambiali in bianco da pagare?), ha riscosso una risicata fiducia: due voti che allungheranno l'agonia del "suo" (proprio come si indica una proprietà) governo, e quella del paese.

Al di fuori delle mura del palazzo in cui il governo - e larga parte del parlamento, opposizione compresa - è rinchiuso, intento a sperimentare alchimie algebriche e incapace a leggere l'oggi e a raccontare il domani, il paese è sempre più schiacciato dalla più triste crisi economica e sociale degli ultimi 100 anni.

La disoccupazione è ormai al 9%, più del doppio rispetto al 2007;
il sistema economico è improduttivo, al penultimo posto della zona euro;
il costo della vita in continuo rialzo;
il debito pubblico si avvicina inesorabilmente ai 2000 miliardi di euro, tra i più alti al mondo;
Napoli si muove nella mondezza;
L'Aquila è ancora tra le macerie, e non solo L'Aquila!;
la Sicilia è ancora nelle mani della Mafia e la Calabria della 'Ndrangheta con le sue filiali padane;
la Puglia è costretta, dai ricatti del governo, a tagli e ticket,
oltre a sorbirsi la monnezza campana per riavere quanto gli è dovuto;
gli studenti fanno occupazione;
gli universitari e i ricercatori sono sui tetti;
gli operai sulle grù;
qualcuno si lancia dal treno, qualcuno usa la corda...;
le imprese sono senza liquidità;
gli artigiani lavorano a nero;
i capitali (illeciti) tornano a all'estero;
le multinazionali non investono più in Italia e le grandi imprese italiane delocalizzano;
il governo straccia lo statuto dei lavoratori e annuncia nuovi schiavi;
il grande fratello va avanti mentre attendiamo fattorie e isole dei famosi.
Tout va tres bien Madame la Marquise!

E vogliamo parlare della crisi morale e dei costumi? Meglio lasciar perdere! Dovremmo parlare di pornocrazia e mercato delle vacche, culi e tette, appalti truccati all'ombra del bunga bunga e politici a consolarsi con trans e cocaina... Meglio lasciar perdere!

Quando una intera classe politica non è in grado di dare risposte ed elaborare progetti condivisi, quando -  come nelle condizioni in cui versa l'Italia - non si vuole mollare l'osso, pur non avendo più polpa, allora si passa al "controllo" sociale attraverso l'esercizio della forza. Si, perché quando si parla di controllo vuol dire che non si è più (se mai lo si è stati) in grado di alcuna dialettica e di realizzare alcunché, salvo mostrare i muscoli.
Compaiono, così, i blindati intorno alle camere e alla residenza del premier. Per le strade del centro di Roma, manganelli e pistole, vanghe e sampietrini, pestaggi e lacrimogeni, sangue e ossa rotte, poliziotti osmotici, in divisa e in borghese, in un andirivieni imbarazzante tra folla e pattuglia tanto da non poter più distinguere chi protegge e difende da chi attacca chi.

E quando un paese che ama definirsi democratico passa all'uso della forza e della violenza, quella delle parole e delle armi, è chiaro che non conosce più alcun uso della dialettica, è fuori dalla democrazia e dalla politica. Passa dalla retorica per finire nella demagogia e dalla demagogia alla tirannia.
Corsi e ricorsi di regime.

gv

Mi tornano in mente le parole di Battiato in "Povera Patria".

"Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere

di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
sì che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...

La primavera intanto tarda ad arrivare".






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