MODELLO NENETTA


MODELLO NENETTA

François, Joseph e Jean Paul Frattini sono tre fratelli di 27, 28 e 34 anni. Italiani di pelle nera nati da papà italiano e mamma haitiana. Il 19 marzo scorso hanno provato a passare una serata insieme, tra fratelli, in un elegante locale della provincia di Brescia, dove vivono da sempre. Gli abiti, com’è ovvio, erano impeccabili, ma ai buttafuori questo non è bastato: i tre fratelli Frattini non possono entrare. Quando essi hanno chiesto candidamente il perché, gli è stato risposto ammiccando “E dai ragazzi, lo sapete!”. E, per evitare di essere fraintesi, gli è stato spiegato: “Siete extracomunitari e non potete entrare”. I tre ostinati ragazzi non si sono arresi e hanno provato a intrufolarsi ugualmente nel locale. Raggiunti da altri buttafuori, sono stati accompagnati decisamente all’uscita. Non è servito ai Frattini mostrare i loro documenti perfettamente italiani: essere neri è una condizione che, per i buttafuori di un locale bresciano, prevale sulla legge.

La signora Nenetta ha 50 anni e non s’è mai spostata da Fasano. Mercoledì 24 marzo, non sapendo affatto della vicenda dei fratelli Frattini, si è recata al mercato settimanale cittadino. Slalomando tra le decine di distributori di materiale pubblicitario elettorale, tentava di fare qualche buon affare tra le bancarelle. Nenetta ha visto in ginocchio un’anziana signora di etnia Rom o Sinti (per Nenetta, semplicemente Zingara). Chiedeva l’elemosina. Nenetta le è passata accanto senza calcolarla troppo. È arrivato, invece, un vigile urbano che ha mandato via di malo modo la vecchia nomade. A quel punto Nenetta, invece di farsi i fatti suoi o, peggio, appoggiare l’azione del vigile (come avrebbe fatto una bresciana media) ha chiesto candidamente al vigile: “Che male faceva? Non è anche lei una creatura di Dio?”. Il vigile fasanese ha risposto come avrebbe risposto un vigile bresciano: “Quando vengono a rubarvi in casa però non la pensate così”. La risposta di Nenetta, una bresciana non sarebbe riuscita nemmeno a pronunciarla e men che meno a pensarla: “Ce cazz avè rubbè cher, ca nanz mandìn mang nz’ppat?” (trad. Non è plausibile che una donna così anziana possa costituire un pericolo per il patrimonio).

Dopo i risultati elettorali del 29 marzo scorso, col trionfo della Lega nel nord del paese e la vittoria della sinistra in Puglia, il centrosinistra italiano guarda con fiducia e speranza alla nostra regione. Spera che Nichi Vendola faccia il miracolo e sappia esportare nel resto d’Italia il modello politico pugliese. Forse il centrosinistra italiano non ha capito che prima di esportare il modello Vendola, bisognerebbe esportare il modello Nenetta: il resto viene da se.

Francesco Vergine

Alcuni giorni fa ho scritto questo articolo per "il Menante", tra poco on line (www.ilmenante.it). Oggi al supermercato (hard discount) da cui mi servo insieme al resto della fascia bassa della popolazione fasanese, ho incontrato un'altra Nenetta. All'esterno del supermercato il solito nigeriano educato non chiede l'elemosina ma si offre di riportare a posto il vostro carrello in cambio di una moneta. La signora Nenetta chiede alla cassiera di cambiargli la banconota perchè deve dare un euro "allu piccenn" che sta fuori: che pure lui ha diritto a mangiare.
Questa è la Puglia che amo e che mi rende orgoglioso. Guardate questo quadro di Caravaggio "Le sette opere di misericordia". Osservate l'atto "dare da mangiare agli affamati". Sovrapponetegli la cartina dell'Italia: in basso a destra, dov'è la donna che offre il suo seno al vecchio affamato, troverete la mia regione. Il resto viene sempre da se. Compreso Vendola

Commenti

kikkì ha detto…
Voglio dire: W Nenetta e tutte le Nenette locali. Voglio però anche dire che purtroppo in questa Puglia che dipingi manca un orrido particolare: quelli che fanno discriminazione verso le gente di fuori, seppur italiana - come capita a me tutti i giorni, che "devo stare zitta che non sono nessuno" perché non ho diritto di nascita: urlatomi da un finestrino a Savelletri, dove risiedo, un pò sul modello bresciano mi pare -.
Ecco, scardiniamo anche questo ancestrale diritto al territorio, accogliamo anche quelli come me. Non voglio monete, solo buona educazione...
giuseppe vinci ha detto…
Voglio dire anch'io qualcosa. Voglio dire che siamo tutti figli di Nenetta. Tutti dietro le sbarre dell'intolleranza, dell'ignoranza del pregiudizio. Tutti schiavi della precarietà dell'esistere, appunto "in divenire", quasi come senza fissa dimora. Non condividere l'esserci (al mondo), l'essere prossimo, non farsi prossimo, è come condannarsi ancora, di più, all'essere precari in un mondo precario. Il divino nella sua qualità femminile si chiama Nenetta e accoglie ogni essere umano al cospetto del suo seno. La condivisione è l'unico sentimento che trascende il limite dell'essere provvisori, precari. La Natura che ci nutre è come mamma Nenetta, non sta a guardare colori, origini, distinzioni sociali, religiose, politiche ecc.
Viva Nenetta!!!

P.S. Anche la mamma del Vigile si chiama Nenetta!
PP.SS. Anche la mamma di colui che urla a bordo dell'auto si chiama Nenetta: peccato che non lo sa!

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