Arnoldo Foà: artista burbero.

 Foto: Chicco Saponaro

Foà, testimonial d'eccezione, apre la rassegna di letteratura itinerante "Spiagge d'Autore":
per un estate all'insegna della letteratura sulle coste di Puglia.


A 94 anni suonati porta il teatro con sé, nel profondo dell'anima.
Non se n'è mai staccato e non ci pensa nemmeno. E perché poi?
Ha dedicato 90 anni a custodirlo, a coltivarlo preziosamente e senza gelosia. E infatti, quale che sia il contesto del momento, si offre come fosse perennemente in scena.
Il teatro lo accompagna dal tempo delle leggi razziali quando sfidò il regime recitando molteplici personaggi, in teatro e nella vita, per sfuggire al peso di un cognome da ebreo.
I miei genitori erano giudei, ma io, io sono ateo, anche perché non ho conosciuto la cultura e la spiritualità dei miei genitori, non ne ho avuto il tempo, mi è stato tolto dalle leggi razziali.
Incontro il maestro Foà nel primo appuntamento locale del festival itinerante della letteratura "Spiagge d'Autore". Più di 250 appuntamenti in giro per le località marine della Puglia. Un evento frutto della sinergia tra Regione Puglia, SIB (sindacato italiano balneari) e Confcommercio Puglia.


Siamo alla Taverna di Santos a Torre Canne di Fasano, lungo uno dei litorali più belli della Puglia, così tristemente violato dalla prepotente baraccopoli col pretesto della ristorazione tipica. E Foà lo nota. Il giorno prima, il 25 giugno, è stato a pochi chilometri, nei pressi di Egnazia, in località Capitolo di Monopoli. A così poca distanza lo scenario cambia. Il maestro se ne accorge, lo esplicita e se ne dispiace.
La Puglia è una terra meravigliosa - commenta Foà nel nostro divertente incontro - ordinata, si veste bene come si vestono bene i pugliesi nella loro spontaneità. E' un peccato che in un ambiente così ben ordinato dalla natura ci sia questo disordine. Vedete, amo l'umanità, ma ho pietà per gli uomini. Siamo tristi! Queste cose sono tristi. Vedo le stelle. Sono l'unica cosa che si nota nell'universo. Sono meravigliose, hanno il fuoco che le fa risplendere. Mentre l'uomo è come la terra che ha perso il fuoco quando ha smesso di essere una stella.
Si affaccia nel biancore del Lido Santos, accolto da sorrisi spontanei e tra questi, difronte a lui, anche il mio sorriso, e subito un sogghigno. Lancia la sua prima sfida.
Tutti ridono, perché ridono!? Perché ridete? Siete fessi? Ah ah ah!
Le sue provocazioni sono il suo modo di affrontare le sfide della vita. E di sfide ne ha dovute affrontare tante: 94 anni interi. Superarle, intrise di sarcasmo, significa entrare nelle sue grazie, superare l'ostacolo dell'io.

Si siede, resta solo per qualche minuto, si guarda attorno fino a quando è tutto pronto. Siamo nel giardino di Santos e intanto si prepara la pipa, l'accende, alternando questi gesti consuetudinari, armonici, ad un drink alla frutta servito da Fabrizio Santorsola, padrone di casa.


Foà è accompagnato dalla moglie Anna Procaccini, la quarta e da Orsetta Foà la più piccola delle figlie che ci intrattiene con la lettura di alcuni brani di "Autobiografia di un artista burbero" edito da Sellerio.
Una lettura appassionata, quella di Orsetta, tesa soprattutto a penetrare, catturare e trasmettere, il senso di una vita intensa, travagliata e affascinante come quella del papà Arnoldo. Inflessioni, pause e colori carichi di fascino, capaci di suscitare immagini nitide, la fotografia di un percorso di vita per nulla sbiadito dal tempo.
La mia memoria da qualche anno gioca brutti scherzi. Non ricordo più nulla. Per questo ho scritto la mia biografia, per ricordare, per non dimenticare quello che ho fatto, comprese le mie impertinenze. Ma cosa siete venuti a fare qui!? Volete che vi parli del mio ultimo libro, la mia autobiografia, quella di un burbero, ma è l'appellativo che mi ha appiccicato Antonio Sellerio! Ma allora se siete venuti per il mio libro, leggetelo, cosa volete da un vecchio che non ricorda le cose! Che siete scemi? Volete che vi parli del mio teatro? E che vi devo dì!? Boh!

Aveva scelto la citazione leopardiana "E poi di tanto adoprar", dal Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, poiché rappresenta in pieno la sua fatica di vivere, di affrontare gli eventi. Ma le scelta di Sellerio ha prevalso fotografando il ritratto sarcastico del burbero provocatore.
La sua boigrafia - racconta la Procaccini - è cesellata dalla personalità di chi cerca provocazioni. Anche durante la guerra non ha lesinato a provocare.
Lo ha fatto per sopravvivere, per sentirsi vivo. Come quando, da giovane, in ospedale per un'appendicite perforante, durante l'operazione, per sopperire all'impulso di urlare, si mette a cantare la Gazza ladra, tanto da essere chiamato in tutto l'ospedale "quello della Gazza ladra".
Come, ancora, nella sua autobiografia parla di Mussolini
"figlio di un onesto, semplice artigiano socialista, divenuto un despota in continuo peggioramento col favore del popolo italiano completamente soggiogato da un sogno di grandezza imperiale che veniva instillato fin dall'infanzia nella sua mente. E mi fa pensare all'attuale capo del governo, che è stato eletto da poco, uomo di nessun ideale, escluso il far denaro, altro sogno degli italiani che non hanno altra ricchezza che la fertilità del loro ingegno, alla quale, oggi non vien dato il suo autentico inestimabile valore".


Arnoldo lega il serio e il faceto con estrema leggerezza e grazia offrendo al pubblico momenti di piacevole allegria, momenti che ci riportano a quel Foà che siamo stati abituati a vedere in teatro e in televisione nelle sue indimenticabili interpretazioni con Renato Rascel, Ernesto Calindri, Anna Proclemer, Paolo Stoppa, Aroldo Tieri, Ave Ninchi, Nando Gazzolo e poi Miranda Martino, Daniela Poggi e tanti altri giovanissimi attori contemporanei che con Foà hanno avuto modo di formarsi sulla scena e nella vita.

Giuseppe Vinci

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