FabbriCamp, Stati Generali: un vulcano in continua eruzione.



Eyjafjallajökull. Stati Generali, un FabbriCamp rovente. Un laboratorio di buona politica in continua eruzione.

Resitere alla calura estiva, con circa 40° percepiti, per tre giorni di seguito, è già la prova che il coraggio e la tenacia per vincere sfide ben più difficili c'è. Ma soprattutto c'è la volontà e tanta determinazione. E ad avere questo coraggio, la forza necessaria per reistere, per continuare a combattere, per far si che il vulcano continui ad eruttare esempi di buona politica, non è solo Nichi Vendola ma tutto il popolo delle Fabbriche.
Un sentimento, si spera, che possa continuare a contaminare tutta la sinistra.

Più di 1500 partecipanti di tutte le età provenienti da tutte le regioni d'Italia si sono confrontati, a Baia San Giorgio, agli Stati Generali delle Fabbriche di Nichi, sui temi politici più disparati con seminari, idee, progetti e racconti per un Italia Migliore.
A partire da Bari, dall'esperienza della Puglia Migliore, fino a radicarsi in tutto il paese, con le Fabbriche, "si fa strada una nuova e buona idea di politica, senza spettatori e dove tutti sono protagonisti. Questa è la missione nata dalla spontaneità della Fabbriche di Nichi". E' quanto riferisce Roberto Covolo, responsabile della prima delle Fabbriche, quella nata a Bari per sostenere Vendola nella candidatura alla presidenza della regione Puglia. "In molti - continua Covolo - pensavano che le Fabbriche fossero dei comitati elettorali strumentali alla candidatura di Vendola. Oggi le Fabbriche sono una realtà attiva in tutta Italia, intente a sperimentare un'altra politica possibile". "Le Fabbriche - conclude Covolo, incalzato da Vendola - resteranno autonome rispetto ai partiti, compresa SEL e non presenteranno liste elettorali  e candidature proprie per dedicarsi invece alla ricerca e alla sperimentazione di nuovi percorsi politici. Dunque le Fabbriche non si presentano come contrapposte o alternative ai partiti ma complementari".
 
Eyjafjallajökull, al FabbriCamp non si è mai fermato e non ha nessuna intenzione di farlo per il futuro. Non lo ha fatto difronte all'afa e alla tentazione del seducente mare di Puglia, pur di portare a termine laboratori e seminari. Non lo ha fatto e non lo farà difronte alle insidie dell'antropologia berlusconiana della competizione, dove l'umanità è assimilata al pubblico televisivo, indotto a immedesimarsi con i contendenti, spinto a una competizione che finisce col massacro e l'autodistruzione degli spettatori (donne assassinate da uomini in preda a rigurgiti maschilisti, lavoratori vittime del lavoro, studenti senza scuola degna della sua funzione, imprese in un mercato selvaggio, precari usati come carne da macello, disoccupati sempre più invisibili),  più che dei contendenti stessi della politica.


Il vulcano delle Fabbbriche, dunque, erutta pratiche di buona politica fondandosi su tre principi essenziali. La cooperazione, in antitesi alla competizione senza regole e rispetto per la vita umana. La bellezza, della vita e della politica, delle parole e delle azioni, anziché la bellezza a buon mercato come quella che svilisce il corpo delle donne per renderele una merce, come escort e veline. La bellezza delle Fabbriche è una filiera produttiva contro la volgarità della politica, contro quella volgarità che ormai ha conquistato anche gli attuali leader della sinistra e il loro arido, spesso scurrile vocabolario. Le Fabbriche, infine, si propongono come luoghi di accoglienza, della vita innanzitutto, dove è possibile accogliere una donna incinta, dove è possibile accogliere la diversità. E quando si parla di diversità non si può non parlare di biodiversità e del ruolo di custode della terra che e della vita che tocca all'uomo difronte allo scempio ambientale che ferisce a morte la terra.
Le Fabbriche di Nichi - sono le parole di Vendola all'assemblea di chiusura della tre giorni del Camp - sono ormai l'antitodo, fatto di cooperazione e partecipazione democratica, alla macchia nera della politica distruttiva delle destre e a quella emulativa e afasica della sinistra, che  negli ultimi vent'anni hanno asfissiato la democrazia italiana, l'hanno resa un mare magno tanto simile al mare della Florida devastato, violentato dal petrolio.

Negli spazi all'aperto allestiti a Baia San Giorgio si dibatte sulla crisi sistemica generata dalle politiche del rancore nell'era del berlusconismo mediatico: crisi sociale, culturale, economica e umana che non risparmia nulla e nessuno, residenti e migranti, donne e bambini.
Sette spazi per le elaborazioni, più uno per le assemblee plenarie, per discutere dell'identità e del futuro delle Fabbriche, della Sostenibilità delle politiche ambientali, della crescita, dell'emergenza rifiuti, dell'agricoltura e dell'industria. E poi il  Lavoro e i suoi diritti sempre più negati, del mercato e della crisi. E ancora uno spazio per l'Apprendimento, la crisi della scuola ridotta sempre più ad una merce e dei suoi modelli educativi. Territorio, Welfare, Buon Governo, Nuovi Media, Movimenti, Innovazione e Cultura. Idee e prospettive per rilanciare e qualificare la ricerca scientifica e l'università, il mondo della comunicazione. Proposte per un Osservatorio per i Migranti, donne, dignità e diritti, e per il popolo delle partite IVA.

Gli stati generali delle Fabbriche si sono chiusi con l'ennesima scesa in campo di Vendola che annuncia la sua candidatura a leader del centrosinistra. "Per vincere a sinistra, in Puglia, già due volte - dice il leader di SEL - abbiamo dovuto prima sconfiggere la sinistra inerme e inchiodata alle logiche perverse e autoreferenziali del palazzo".
L'eruzione del vulcano della buona politica pare stia riportando la democrazia tra la gente, in mezzo ai giovani, a quei giovani che vogliono essere determinanti, consapevoli e protagonisti del loro futuro.

Lasciamo Baia San Giorgio mentre Eyjafjallajökull è in piena eruzione, dopo tre giorni di caldo torrenziale, una fitta rete di nuove conoscenze e la fiducia nel risorgimento della sinistra.

Giuseppe Vinci

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