Fasano, Vendemmia 2010: Eccellente, decadente

Panoramica del Canale di Pirro

Una tradizione che scompare

La vendemmia 2010 si prospetta assai promettente e con diverse punte di eccellenza.
La Puglia in particolar modo, grazie alle piogge primaverili e una estate equilibrata e senza piogge ne trarrà un gran vantaggio. Le regioni del nord, al contrario, in questi giorni delicatissimi per la vendemmia, sono interessate da piogge più che abbondanti che stanno compromettendo la qualità dei mosti, abbassando il grado degli zuccheri, tanto da rendere difficile il lavoro di affinamento dei vini.

Sin dai primi giorni di settembre in Puglia, a cominciare dal Salento, risalendo la Murgia, il “ribollir dei tini”, le vinacce e i mosti in fermentazione fanno sentire il loro richiamo olfattivo, arrivando fino alle porte delle città.
E' vero, la vendemmia annuncia l'autunno, la stagione delle piogge e della natura caduca, ma la vendemmia con i suoi profumi frizzanti dona alla stagione entrante una aria di festa e di allegria.

A girare nelle campagne, tra le contrade della nostra regione, intere famiglie di contadini sono all'opera, molti seguendo ancora metodi tradizionali di raccolta. Armati di tini e forbici percorrono i filari dei vitigni a schiera e a tendone, senza sosta ma, anche, senza che questo lavoro rappresenti una fatica. L'aria di festa e di allegria si respira a cominciare dal lavoro tra i filari. Canzoni stonate e fischiettii si alternano al brusio di racconti e rievocazioni delle annate precedenti e dei tempi andati. Non mancano i commenti sul futuro della campagna e dei suoi frutti, ma nonostante tutto regna un fondo di allegria.
La crisi economica è sempre più una crisi di sistema e non lascia in pace nemmeno gli agricoltori, viticoltori in testa, soprattutto i proprietari di piccoli appezzamenti.
Mentre per tutta la Puglia la vendemmia 2010 sta per segnare un ulteriore piccolo passo verso la riscossa di tutto il comprato vitivinicolo, per Fasano, nel Canale di Pirro, si prospetta un percorso, ormai tracciato da anni, sempre più verso il declino di questa millenaria tradizione che affratella le genti sin dalla notte dei tempi quando ad Egnazia si celebravano baccanali e tauromachie.

Panoramica Canale di Pirro


Il Canale di Pirro: dal sughero alla vite; dalla vite al nulla.

Durante il ventennio fascista la valle che attraversa il Canale di Pirro era popolata da querce da sughero (quercus suber), una varietà autoctona che per gli abitanti del posto e per la città di Fasano rappresentava da tempo immemore una fonte primaria di reddito.
Ma già in epoca sabauda, per le querce, molte delle quali erano millenarie, alcune delle quali sono miracolosamente sopravvissute, iniziava il declino. L'espianto di questi “giganti della terra”, per l'Italia imperiale era una necessità di primo ordine per affrontare il continuo ricorso alle attività belliche. Fu così che durante il ventennio fascista, quando la valle rischiava di diventare una landa desolata a rischio desertificazione si pensò di superare il problema impiantando la vigna lungo tutto il suo percorso.
Un vigneto lungo quasi 12 chilometri si estendeva ininterrottamente, fino a pochi anni fa, dall'agro di Fasano fino a pochi chilometri da Putignano in località Barsento. Oggi questo panorama è interrotto da appezzamenti incolti o al massimo convertiti in seminativo.
La vigna così, soprattutto a partire dal dopoguerra, per gli agricoltori del Canale è diventata una opportunità di lavoro, fonte di reddito e di riscatto sociale. Le varietà Verdeca e Bianco di Alessano, nonostante non fossero delle varietà di gran pregio, per più di 30 anni sono state le colture fondamentali che hanno contribuito al successo del Bianco Locorotondo.

Conosciuto in tutto il mondo, il Bianco Locorotondo, da più di un decennio, vive un lungo momento di declino commerciale dovuto anche alla presenza di nuove varietà come Chardonnay e Fiano. Varietà che non rientrano nel disciplinare del DOC Locorotondo ma che consentono ai viticoltori di tutta la Murgia di avere rese e qualità maggiori con migliori profitti. A questo problema si aggiunge la grave crisi economica e commerciale e l'inflazione del comparto vinicolo che presenta ormai una ricchezza impressionante di nuove aziende ed etichette che hanno preferito l'utilizzo di varietà più pregiate e redditizie rispetto alla Verdeca e al Bianco di Alessano, facendo segnare il passo al Doc Locorotondo e al suo vecchio disciplinare, e con esso a cantine storiche come la Cantina Sociale di Locorotondo.

Ma i problemi del comparto vitivinicolo per gli agricoltori del Canale di Pirro si estendono anche alla scarsa redditività e all'ormai cronico ritardo dei pagamenti. La stessa Cantina Sociale di Locorotondo ha accumulato, nei confronti dei soci e dei conferenti, ritardi nei pagamenti di diverse annate costringendo non pochi agricoltori a rinunciare definitivamente e non senza amarezza, alla vigna e a una tradizione consolidata. Molti agricoltori hanno preferito espiantare la vigna, in alcuni casi lasciando incolta la terra, in altri destinandola a seminativo. I più, tra gli agricoltori del Canale, sono organizzati in impresa a carattere famigliare e negli ultimi anni hanno dovuto far fronte anche gli annosi controlli e alle pesanti sanzioni dell'Ispettorato del Lavoro. Un motivo in più per decretare la fine della vite.

E' così che, nel Canale di Pirro, si è passati da una superficie coltivata a vigna di circa 500 ettari degli anni '90 a meno di 100 ettari attuali con un calo impressionante della redditività e delle attività ad essa legate.
Dalla metà degli anni '70 fino alla metà degli anni '90 l'attività della Cantina Borgo Canale, oggi ancora chiusa dopo l'ultimo fallimento, aveva restituito agli agricoltori del Canale non poche speranze e tanto lavoro.
In questi ultimi anni, percorrendo il Canale di Pirro e le sue contrade, il “ribollir dei tini”, si è di gran lunga attenuato, sembra quasi scomparso. Le attività operose dei contadini, i trattori carichi di uve che vanno verso le cantine, quell'aria festosa e frizzante che mette allegria, una intera cultura, sembrano ormai destinate ai nostalgici ricordi.



Le Cantine Borgo Canale


"Una vendemmia disperata"
Il commento dell'enologo Angelo Pinto

“Per i viticoltori fasanesi, e in particolare per quelli del Canale di Pirro è davvero un momento da dimenticare: la vendemmia, negli ultimi anni, si è trasformata in incubo. I contadini non vedono l’ora che il periodo della vendemmia finisca. Questo clima di terrore - non è un eufemismo - e legato a una serie di concause, tra le quali c'è soprattutto il bassissimo prezzo pagato per le uve Verdeca e Bianco di Alessano, e i controlli asfissianti dell'ispettorato del lavoro, che non tiene conto del fatto che le imprese agricole della zona sono essenzialmente a conduzione famigliare”.
E' il commento di Angelo Pinto, Enologo originario di Cocolicchio - località del Canale di Pirro -, per anni colonna portante della Cantina Borgo Canale e autore dei famosissimi vini, bianco frizzante Agorà e Maestro. Dopo l'esperienza altamente formativa presso la Borgo Canale a cavallo tra gli anni '80 e '90, Pinto è ormai da circa dieci anni in forza presso la Cantina Sociale di Lizzano (Ta) a cui ha dato lustro e rinomanza internazionale.
Per rendere meglio l’idea della situazione locale c'è da dire che le uve da vino, che quest'anno sul mercato regionale hanno una quotazione ufficiale di 45-50 € a quintale, vengono pagate come uve da tavola da tavola, anche meno di 20 €. Resta, infatti, il sospetto, confermato dall'esperienza, che alcune cantine, soprattutto quelle che lavorano vini da tavola, in damigiana e in brick, tendono a “barare” usando uve da tavola per la vinificazione. 
“Con le nuove tecnologie enologiche, – ammette Pinto – è possibile compiere veri e propri miracoli, senza per altro ricorrere alla sofisticazione, che pure resta un problema ancora irrisolto. Si riesce ormai a vinificare le uve da tavola, nonostante queste abbiano diversi gradi di zucchero in meno rispetto alle uve da vino. Grazie a queste tecnologie è diventata prassi sostenere e mettere in bottiglia uve di qualità notevolmente inferiore, abbattendo di conseguenza i costi di produzione. A tutto questo – prosegue Pinto – si aggiunge il problema dei termini di pagamento che quando va bene non avvengono prima dell’annata successiva, fino anche alla soglia dei cinque anni, costringendo gli agricoltori a impegni insostenibili rispetto alla fatica e agli altissimi costi di gestione della vigna”.
Per i viticoltori del Canale di Pirro, sono indimenticabili gli anni in cui, alla Borgo Canale, si godeva della presenza del enologo Angelo Pinto approdato alla cantina locale durante il primo salvataggio dal dissesto economico-finanziario da parte di una cordata di imprenditori locali capitanata dall'imprenditore oleario titolare del marchio Olio Vinci. Oggi a distanza di vent'anni la Borgo Canale dopo una lunga procedura fallimentare è in attesa di essere assegnata all'asta. Ancora oggi la maggior parte degli agricoltori del posto ricordano con nostalgia i tempi in cui la loro cantina, alla ribalta nazionale, ottenne numerosi riconoscimenti fino a divenire sponsor ufficiale di Formula Uno.
“La speranza – conclude Pinto – è che si riveda al più presto il disciplinare del Bianco Locorotondo, costretto nei limiti di due varietà povere – Verdeca e Bianco di Alessano – che potrebbero essere integrate da altre più nobili e aromatiche come Fiano, Chardonnay e affini. Da non trascurare è anche la questione dei controlli che dovrebbero essere indirizzati anche verso quelle cantine che lavorano i mosti destinati al trasporto in autobotte verso le aziende del nord. C'è il dubbio che al posto dei mosti ottenuti da uve da vino viaggino mosti ottenuti da uve da tavola, se non solo documenti, inficiando così quotazioni e qualità”.
Da queste parti si spera ancora nella rinascita della propria cantina e nella possibilità di recuperare una tradizione che rischia di scomparire definitivamente.

giuseppe vinci


abstract su Graffio - anno II , n.18 - 24 sett. 2010

Commenti

Post più popolari