Due differenti visioni: tra pubblico e privato

 

A seguito dell'articolo "Egnazia: quale futuro?" pubblicato a mia firma su Graffio n. 16 del 27 ago. 2010,  successivamente pubblicato su Trame in Divenire, il Dott. Lello Di Bari, sindaco di Fasano, è intervenuto con una sua missiva a riguardo, per contestare alcune affermazioni, a suo dire, non veritiere. Alla lettera del Sindaco, su Graffio n. 19 del 8 ott. 2010, sono seguite le mie considerazioni confutatorie di natura politica. Qui di seguito riporto in ordine inverso il mio commento e la missiva del sindaco. Per una maggiore comprensione della questione il lettore può consultare la lettera che Vito Bianchi, (archeologo, giornalista e scrittore, che sin dall'anno 2000, con l'Associazione Marelibero intraprese una battaglia di civiltà e giustizia in difesa dell'ambiente, dei beni archeologici e culturali, non che della storia di Fasano e del suo territorio) ha inviato nel mese di agosto, al mensile d'informazione locale Osservatorio, che ha avuto la gentilezza di pubblicarla,  per denunciare per l'ennesima volta lo stato delle cose. La stessa lettera di Vito Bianchi è stata pubblicata su Trame in Divenire per sua gentile concessione. Buona lettura.

Due differenti visioni dell'uomo e della politica tra pubblico e privato
Considerazioni sull'intervento del sindaco Lello Di Bari su Graffio n.18 del 24.09.2010


Il contributo offerto dal sindaco Di Bari su Graffio del 25 settembre scorso riguardo l'articolo “Eganzia: quale futuro?”, è di per se un onore e una rarità nel panorama della stampa locale. Di là dalle considerazioni e dalle convinzioni personali espresse dal sindaco, si tratta pur sempre del primo cittadino, massimo rappresentante della comunità, che per mandato popolare, amministra, ascolta, interpreta e dà voce alla città, senza distinzioni di censo, credo, e origine. A questi valori si ispira la carta costituzionale della repubblica e la “Dichiarazione universale dei diritti umani” del 1948.

Il suo intervento ci fa ben sperare poiché il confronto, il dialogo, l'incontro delle culture e delle esperienze diverse, fra i componenti di una comunità, sono il sale del progresso e dell'evoluzione umana, uno strumento nobile di emancipazione e libertà.
A tal proposito, sottoponiamo all'attenzione dei lettori di Graffio come, da questo confronto spontaneo e civile – a cui ci auguriamo ne seguano altri - emergono due differenti concezioni dell'uomo, del suo rapporto con la città e con i membri che la compongono; appare la scala di valori a cui ci si riferisce, soprattutto rispetto agli ambiti pubblico e privato.

Il pensiero del sindaco è chiaro e per questioni di spazio riportiamo solo due passi della sua lettera.
Dice: "l'accesso a quello splendido mare che esiste alle Case Bianche che non è stato assolutamente privatizzato, ma è stato assolutamente rivalutato da un intervento di un privato" e poi, "non credo che se quell'area fosse stata comunale avrebbe potuto essere un vanto o se non sarebbe diventata una discarica a cielo aperto con notevole danno per le finanze pubbliche per la continua necessità di bonificarla".
Tralasciando la contraddizione evidente contenuta fra i due “assolutamente” e la frase successiva, che non lascia dubbi sul fatto che si tratti “privatizzazione di fatto”, ritengo sia di maggior interesse porre l'attenzione sul fondamento culturale da cui queste affermazioni scaturiscono.

Per taluna cultura, l'ambito della cosa pubblica è visto ormai come un'aporia, qualcosa che non ha mai funzionato e mai funzionerà. Appunto, una discarica a cielo aperto, non tanto per la natura della cosa pubblica in sé, quanto per incapacità di chi la gestisce. E allora , secondo questa visione è bene ricorrere all'intervento del privato, colui che ci salva dalla discarica. Non si tratta tanto dell'imprenditore quale attore tra attori della città, quanto del ricco, del potente, di chi ha la possibilità e il potere di determinare politica, economia, cultura e chi sa cos'altro ancora. Insomma, saremmo in presenza di un soggetto che addirittura va ben al di là della figura del principe così come delineata dal Machiavelli. Sulla scia di questo impianto culturale si loda l'intervento del privato, dei “personaggi della grande finanza”, ecc., a totale discapito della funzione della pubblica amministrazione e dei suoi beneficiari: i cittadini e la città.

Ecco che sono caduti, persi, spazzati via, i capisaldi dei principi democratici sanciti dalla carta costituzionale. Cade il ruolo del politico in quanto uomo della polis e artefice della stessa. Cade il senso della polis, cioè dell'organizzazione della città e con essa i cittadini. E dal momento in cui la città non esiste più, parimenti non esiste più l'uomo in quanto essere sociale. Esiste l'unico, il singolo, colui che può, il più forte. Gli altri, al massimo, possono essere subalterni, come oggetti di cui può disporre colui che può: il dominus, più simile ad un dio-padrone che a un eroe. Gli altri, essendo subalterni, non possono che essere servi e in quanto tali, quanto più sono servi fedeli, tanto più fanno la felicità dell'uno e unico. La ragione del subalterno, dunque, sta nell'uno.
E' venuta meno, insomma, una intera scala di valori. Viene meno, ad esempio, il valore e il principio dell'uguaglianza degli uomini difronte alla legge. Viene meno la democrazia con i suoi valori. Di valori ne rimane solo uno, quello del più forte, colui che domina su tutto e tutti. Siamo come in presenza di una sorta di "deus ex machina" che tutto risolve: l'unica ragione necessaria.
Già Platone, 2500 anni fa circa, ci mise in guardia dalle insidie della democrazia qualora non si perseguissero più i suoi valori. E così che, se pur nelle forme più subdole, s'instaura la tirannia con in mano il vessillo della libertà.

In questo ordine di valori, dunque, vale soprattutto la legge del più forte. Non importa come questa forza si eserciti, se a beneficio o a discapito della collettività, se nel rispetto dei beni comuni o solo a proprio vantaggio, poiché, in questo stato di cose, la legge non esiste se non per sé.
Per la democrazia, al contrario, rispetto alla cosa pubblica, ogni cittadino, che ricopra una funzione pubblica o meno, risulta come un terzo. E' necessario, pertanto, distinguere ciò che è pubblico, nella disponibilità della collettività, rispetto a quello che è privato, visto che, pur perseguendo il progresso e l'interesse collettivo, il privato tende a porre innanzi a tutto il profitto personale, che non sempre è condiviso e condivisibile dalla collettività.

Prendendo commiato dai nostri lettori e augurandoci che il dialogo, per il futuro, possa trovare ampio spazio sulle pagine di Graffio, terrei a rassicurare che il dato riportato nell'articolo in questione, che fa riferimento a 2500 posti - si badi bene che non si è parlato di posti letto - è si un dato impreciso e in origine si riferiva al “carico insediativo” e alla “capacità ricettiva” (l'articolo originario è stato da me, in più parti, ridotto per questioni di spazio). Un dato che rispetto alla questione posta in essere non cambia la sostanza delle cose.

giuseppe vinci

pubblicato su Graffio n. 19 del 8.10.2010



Il sindaco di Fasano Dott. Lello Di Bari

«IL MIO SOSTEGNO PER INIZIATIVE PRIVATE CHE DIANO LUSTRO AL TERRITORIO» 


Egregio direttore,
Le scrivo con profondo rammarico ed amarezza, dopo aver letto approfonditamente l'articolo intitolato "Egnazia: quale futuro?" a firma del sig. Giuseppe Vinci, pubblicato sul n°. 16 del 27 agosto 2010 del quindicinale "Graffio" da Lei diretto, per contestarLe la veridicità di alcune affermazioni e l'artata mistificazione della realtà che viene fatta a danno di questa Amministrazione, di altri Enti pubblici e dell'iniziativa dei privati in una realtà territoriale qual è la nostra che, a pieno titolo, figura ai primi posti dell'offerta turistica della nostra Regione che ormai (e non me lo invento certo io) pone il turismo fra i suoi assi portanti principali. E mi corre l'obbligo, prima di entrare nel vivo, di fare alcune considerazioni personali.
Questa città, questo nostro splendido territorio, veniva fuori all'alba dell'anno 2000 da un periodo buio, da anni di piombo in cui un'economia "malata" non aveva permesso in alcun modo lo sviluppo del turismo che pure, in altre realtà vicine, aveva già creato un indotto notevole che cominciava a portare ricchezza sul territorio. Al contrario Fasano, la nostra Fasano, era frequentata esclusivamente dai turisti di un giorno che venivano ad ammirare lo splendido Zoosafari e dai "bagnanti" delle vicine Locorotondo, Martina Franca, Putignano ecc. che venivano a "bagnarsi" nel nostro splendido mare, magari con tiella di parmigiana e damigiana di vino al seguito.
La stessa meravigliosa Egnazia, uno dei siti archeologici in assoluto più importanti al mondo, era visitata molto saltuariamente solo da alcune scolaresche del circondario (quanti dei nostri concittadini la conoscono?). Io personalmente, se oggi sono sindaco di una città che è conosciuta a livello internazionale, lo devo sicuramente all'intuizione che le passate Amministrazioni hanno avuto nel voler favorire lo sviluppo turistico, ma lo devo soprattutto al coraggio, alla tenacia ed alle capacità di quei privati che hanno ritenuto di voler investire su questo territorio che, altrimenti, sarebbe rimasto esclusivamente il paese dello zoo ed il mare dei martinesi (e non me ne vogliano i martinesi).
Oggi, invece, siamo conosciuti ed apprezzati perché siamo una città che ha sì lo Zoosafari ed una splendida costa, ma che ha anche gioielli come San Domenico, Torre Coccaro e Torre Maizza, Borgo San Marco, il Fortino, il Relais del Cardinale, Cimino, don Luigi, le Terme di Torre Canne, il golf a 18 buche, il golf a 9 buche, Borgo Egnazia oltre a splendidi ristoranti, agriturismi, B&B, le splendide Masserie che personaggi dell'alta finanza, dello sport e dello spettacolo hanno acquistato e ristrutturato per farne abitazioni e venire a trascorrere i momenti di relax. Tutto questo ha contribuito ed è stato fondamentale anche per Egnazia, per accentrare l'interesse su questo importante sito e non solo, ma anche sugli splendidi insediamenti rupestri presenti sul territorio, ma anche per far cambiare la nostra cultura, perché adesso stiamo imparando a renderci conto dei tesori che abbiamo e che per tanti anni abbiamo avuto abbandonati ed esposti al vandalismo ed all'incuria generale.
Dopo questo personale sfogo, veniamo ai fatti: l'articolo in questione parla della chiusura della provinciale che da Savelletri va verso il Capitolo, ad uso privato "che può trovare d'accordo... o al massimo coloro i quali, con atteggiamento servile, non trovano di alcun interesse tutelare i beni pubblici e gli interessi della collettività" dove l'allusione è abbastanza chiara; nulla di più inesatto: il progetto dello spostamento della provinciale a monte è un progetto della Provincia di Brindisi, sponsorizzato dalla Sovrintendenza, tendente a ridurre il traffico sulla costa (tant'è che questo sarebbe il primo momento, il secondo prevede la stessa procedura di spostamento a monte per la provinciale Savelletri-Torre Canne che diventerebbe anch'essa pedonale e ciclabile tant'è che anche nella progettazione di Area Vasta questa Amministrazione ha ritenuto di dover andare in quella direzione); quando dico sponsorizzato dalla Sovrintendenza, intendo che c'è tutto l'interesse ad incrementare la zona archeologica (ed esiste un progetto di 30 milioni di euro inserito nei progetti di Area Vasta che prevede il ricongiungimento dell'Acropoli al Porto, il restauro delle mura e lo scavo dell'antico fossato) con lavori che potranno essere realizzabili nei prossimi dieci-quindici anni.
Leggevo in un altro articolo di ben altra caratura e levatura che per portare alla luce tutto quello di Egnazia che ancora è nascosto, occorrerebbero almeno 1000 anni; e secondo il Suo giornale, Fasano avrebbe dovuto continuare per altri 1000 anni ad essere solo il paese dello zoo ed il mare dei paesi vicini? No, caro Direttore, se quel progetto andrà avanti, la Savelletri Egnazia sarà una strada comunale pedonale e ciclabile che consentirà l'accesso ad Egnazia, l'accesso a quello splendido mare che esiste alle Case Bianche che non è stato assolutamente privatizzato, ma è stato assolutamente rivalutato da un intervento di un privato che ha reso un tratto di costa di circa 1.400 metri sicuramente il più bello dei 18 chilometri di costa del nostro territorio e per di più per oltre 1.000 metri nella piena fruibilità da parte del pubblico (se vuole le posso inviare delle foto scattate dal sottoscritto nei giorni del 25 aprile o dell'1 maggio o durante l'estate) e ripulite e curate costantemente dal privato proprietario della stessa area; non credo che se quell'area fosse stata comunale avrebbe potuto essere un vanto o se non sarebbe diventata una discarica a cielo aperto con notevole danno per le finanze pubbliche per la continua necessità di bonificarla. Lo stesso privato ha realizzato a sue spese in quell'area tre aree di parcheggio a disposizione del pubblico in maniera assolutamente gratuita.
Credo di aver chiarito in maniera abbastanza esauriente che, se la provinciale fosse spostata a monte permettendo il ricongiungimento dell'Acropoli al porto di Egnazia, non si impedirebbe l'accesso al mare assolutamente a nessuno, anzi lo si garantirebbe in termini di sicurezza e tranquillità né tantomeno si isolerebbe il sito archeologico che avrebbe la doppia possibilità del normale ingresso carrabile dalla parte del museo, ma anche l'ingresso per i pedoni o per i cicloturisti dalla parte del mare.
Non mi soffermo sulla fantasiosa convinzione dell'articolista che il "villaggio d'èlite" cui fa riferimento abbia 2.500 posti letto; questa è ignoranza (nel senso di non sapere) assoluta dei problemi di cui si parla; i posti letto sono circa 400, ben lontani da quelli che il Suo giornale attribuisce alla struttura.
E veniamo al parcheggio prospiciente alle mura di Egnazia: nel lontano gennaio 2003, quando il Consiglio Comunale di Fasano approvò la pratica riguardante l'attuale Borgo Egnazia, lo standard pubblico (il parcheggio ed il verde pubblico) era stato individuato e localizzato nelle immediate vicinanze del complesso, in un'area dove nessuno sarebbe andato a parcheggiare per poi andare al mare distante più di 700 metri; è stato il sottoscritto, già da assessore all'Urbanistica e poi da sindaco, a perorare ed infine ad ottenere dalla Sovrintendenza (con le dovute prescrizioni tendenti a salvaguardare tutto quello che c'era da salvaguardare) dopo diversi anni, la possibilità di ottenere il parcheggio ed il verde pubblico si badi bene comunali e non privati, in un posto sicuramente più idoneo per chi vorrà parcheggiare la propria autovettura e, percorsi pochi metri a piedi, arrivare sul mare.
Credo, egregio Direttore, di essere stato abbastanza chiaro (pur se prolisso) nell'esposizione sconfessando parecchie delle "sciocchezze" esposte nell'articolo di cui sopra; se dovesse in futuro avere problemi di spazio in esubero nell'impaginazione del Suo giornale, La prego, lasci perdere chi con i suoi scritti vuole fare solo polemica distruttiva e non costruttiva e mi venga a trovare: sarò sempre ben lieto di rispondere ai quesiti che mi vorrà porre, così come faccio sempre con Lei e con tutti i Suoi Colleghi che mi usano la gentilezza di venirmi a trovare.
Finché io sarò sindaco, caro Direttore, ma anche quando non lo sarò più, stia tranquillo che sosterrò sempre con forza l'iniziativa privata che vorrà dare lustro e prestigio a questa città; stia ancora più tranquillo che, con altrettanta forza, pretenderò l'assoluto rispetto del nostro territorio che (e questo l'ho imparato da Fabiano Amati) abbiamo preso in prestito dai nostri figli per poterlo restituire ad essi, se possibile, ancora più bello.

Lello Di Bari  










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