LAVORO: LA SCURE SULLE FAMIGLIE




Ho dedicato la rubrica Punto Graffio del 22 ottobre al lavoro e ai lavoratori, un problema, purtroppo, quanto mai attuale.

IL LAVORO NOBILITA L'UOMO: QUANDO CE'


Nell'ultimo anno Fasano, come buona parte dell'Italia, vede pendere sul capo di lavoratori e imprese la scure della crisi economica e sociale, una crisi che incalza come la notte bruma. Una crisi a cui fanno fronte i tagli radicali alla spesa pubblica e la mancanza di politiche nazionali e locali a sostegno dell'economia, del lavoro e delle fasce più deboli. Una condizione che spinge i lavoratori sempre più ai margini di uno stato sociale ormai inesistente, in cui la famiglia, quando questa esiste, è l'ultimo e unico baluardo di ammortizzatore sociale. Ed è proprio la famiglia - quella famiglia tanto invocata da buona parte delle formazioni politiche che rivendicano le radici cristiane - ad essere sulla soglia del collasso.
Il risultato di tanta lontananza dello Stato dal paese reale si chiama povertà, emarginazione, abbassamento del livello culturale, riduzione in schiavitù.
Il peso di questa condizione del lavoro è ancora più grande visto che sempre più spesso abbiamo a che fare con attività fondate sull'investimento e la speculazione finanziaria, più che il lavoro come forma di produzione per la soddisfazione dei bisogni sociali, come tra l'altro vorrebbe la nostra Costituzione.
E allora il lavoro e soprattutto i lavoratori diventano un mero strumento per la produzione della ricchezza altrui, giammai gli attori del benessere condiviso. Siamo difronte ad un atteggiamento talmente diffuso che legittima la cultura dello sfruttamento, degli oggetti come della vita umana quali beni di consumo a disposizione di chi esercita potere contrattuale. Uomini e donne simili a oggetti di consumo usa e getta, dove non c'è spazio per la dignità.
Il lavoro nobiliti l'uomo, prima che diventi una bestia!



20 famiglie senza lavoro in meno di un mese.
LAVORO: LA SCURE SULLE FAMIGLIE
I riflessi della crisi si sentono anche a Fasano

E' trascorso poco meno di un anno da quando un operaio fasanese, disperato per aver perso il lavoro e nell'angoscia di non poter rispondere al dovere di padre e marito, decide di togliersi la vita ingerendo un flacone di diserbante. Per sua fortuna il tentativo è andato fallito grazie ai soccorsi immediati.
Lo scorso 4 ottobre, un laureato, 38 anni, impiegato par-time presso un call center dopo aver perso anche quello straccio di lavoro mal pagato si è lanciato dal finestrino del treno in corsa tra Ostuni e Fasano. Una vita lanciata nel vuoto, senza via di scampo, proiettata verso il baratro sociale, dove ogni progetto di vita, ogni possibilità di realizzazione è ormai pari a una giocata al “superenalotto”, e per giunta senza alcun montepremi.
E' dei giorni passati la chiusura di un grande magazzino, il Cityper Sma. Senza alcun preavviso, la proprietà ha mandato a casa, in poco meno di mezza giornata, ben 13 dipendenti senza preoccuparsi dei danni, non solo economici, ma anche e soprattutto psicologici che avrebbe provocato. Questo a dimostrazione della scarsa considerazione che sempre più si ha del lavoro come dei lavoratori e delle loro famiglie.
Ma il Cityper Sma non l'unica preoccupazione per la nostra città. Anche la rinomata Monna De'Lizia, è coinvolta nei licenziamenti e ne manda a casa 5. Anche se, stando alla testimonianza dei licenziati, si tratta di una ritorsione a seguito delle attività sindacale di alcuni dei licenziati.
La lista delle aziende che licenziano si allunga mano a mano che i mesi passano e intanto a partire da gennaio molti cassintegrati non avranno nemmeno questo sostegno.
Da questi fatti scaturiscono alcune considerazioni.
Per una cittadina come Fasano, che viene da una storia imprenditoriale prettamente agricola e che non ha mai perseguito la via dell'industria, nemmeno dell'industria della trasformazione dei prodotti della terra, salvo rarissimi casi, oggi, tocca accontentarsi di una improvvisata e alquanto recente vocazione commerciale, di una sempre più debole tradizione agricola e continuare a nutrire velleità turistiche.
E' sulla questione turismo che si gioca, piuttosto demagogicamente, la partita.
Del turismo, come possibilità di sviluppo, se ne fa un gran parlare, come fosse la risposta certa a tutte le istanze lavorative e reddituali, come la vera possibilità di riscatto del meridione ma anche della nostra città. I fatti, intanto, raccontano che siamo in presenza di un ritornello, una giaculatoria utile più che altro per sostenere le mire di pochi e l'illusione di riscossa sociale dei più.
Il comparto turistico, infatti, è sempre più appannaggio di pochi e privilegiati “pionieri” che, come all'epoca della conquista dell'America, hanno avuto la fortuna di fissare per primi e indisturbatamente i paletti dei propri insediamenti ricettivi. E questo grazie soprattutto all'assenza totale di un piano di sviluppo del settore condiviso dalla città. Nasce pertanto la preoccupazione che quest'assenza si presti al gioco di chi ne sa approfittare.
Non parliamo poi di quel poco lavoro del comparto, destinato a ricoprire a malapena l'arco di una stagione, per il quale, spesso, si annullano le professionalità soprattutto per ottimizzare i ricavi.
Il risultato certo è una città come Fasano, senza alcun programma di sviluppo del lavoro, con la continua, lenta, inesorabile erosione dei diritti e del territorio, nonché degli ambiti collettivi, con non pochi danni all'ambiente, alla storia e alla collettività.
E' sulla collettività, sempre più disorientata, senza ancoraggi, infatti, che ricade, come una scure, il peso di una politica intenta a navigare a vista in un mare in tempesta senza alcun approdo all'orizzonte. Un orizzonte che nel lavoro vede il progresso, lo sviluppo, il benessere sociale.

giuseppe vinci

pubblicato su Graffio n. 20 anno II  - 22 ottobre 2010

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